SVADHYAYA

LO STUDIO DI SE STESSI E LA RIFLESSIONE(SVADHYAYA) TI METTE IN CONTATTO CON IL DIVINO YOGA SUTRA 2.44
“Studia con curiosità te stesso e il mondo, accogli ogni persona ed esperienza nella tua vita come il tuo Maestro, ricerca la verità.”
Così ci esorta questo Niyama!
Abbiamo visto in Tapas come sia fondamentale aprirci al mondo ed uscire dalla nostra zona di sicurezza.
Ora con Svadhyaya il messaggio è quello di fare un salto oltre il confine del tuo sguardo e iniziare a vedere e a conoscere te stesso.
Studiare te stesso significa ricercare la tua autenticità, togliere schemi e convinzioni che non ti appartengono e lasciare emergere la tua essenza, ciò che in realtà sei.
Svadhyaya e le domande che ci fanno crescere
Chi sono? Cosa è l’anima? Che cosa è l’Universo? Come si manifesta la piena realizzazione? Come è fatto il mio corpo? E quali sono i suoi componenti? Come accade il mio respiro? Che cosa mi fa bene? Cosa invece mi danneggia?
Queste domande sono solo alcuni esempi che indicano come un ricercatore può iniziare ad avventurarsi nella pratica di questo Niyama.
Se riusciamo a rispondere a livello intellettuale a queste domande, allora comprenderemo meglio il nostro viaggio verso la realizzazione.
Acquisire le conoscenze è il primo passo verso il cammino della realizzazione; la conoscenza è essenziale.
Per esempio se volessimo attraversare l’oceano, dovremmo considerare i molteplici aspetti di questo viaggio.
Che tipo di imbarcazione utilizzare? Quale rotta è più vantaggiosa seguire? Quale equipaggio è utile per intraprendere questa traversata? Che tipo di attrezzature è necessario per affrontare questo
tipo di viaggio?
In pratica dobbiamo avere tutte le informazioni che ci mettano in grado anche mentalmente di affrontare il viaggio.
Ed è la stessa cosa che occorre fare per predisporci al nostro viaggio spirituale. Prima di iniziare dobbiamo conoscere e sapere dal punto di vista della mente dove stiamo andando, che percorso stiamo
intraprendendo, di cosa abbiamo bisogno per intraprendere il viaggio.
Acquisire la conoscenza relativa al viaggio, ci predispone a raggiungere il nostro obiettivo.
Se il percorso non ci è familiare, durante il viaggio ci potremo sentire intimoriti, avere paura e giungere ad un punto critico che potrebbe spegnere il nostro entusiasmo e neutralizzare il nostro intento.
Se ignoriamo completamente ciò che ci aspetta e il significato del viaggio, la nostra mente rifiuterà ciò che per noi è più importante sapere e ciò che potrà agevolarci nel nostro cammino.
La pratica resta sempre e comunque importante e necessaria.
Possono esserti utili anche i seguenti esempi:
Dobbiamo conoscere il maggior numero di informazioni riguardo al cibo e all’importanza di alimentarci bene per poter coltivare il nostro cammino verso la purificazione. Dobbiamo conoscere i diversi passi del pranayama per poter praticare e dobbiamo conoscere la filosofia che si cela dietro la scienza yogica.
Uno studente appassionato vorrà conoscere le informazioni dalla sorgente per poi applicarle nella sua vita quotidiana.
Essere eterni studenti per conoscere se stessi
Lo yoga è un processo in continuo movimento, in continua evoluzione e trasformazione; occorre essere presenti a questo processo istante per istante, in ogni attimo della vita dal mattino quando ci svegliamo, fino alla sera prima di coricarci.
Occorre percepire il nostro corpo mentre camminiamo, ascoltarci e ascoltare le nostre parole mentre parliamo, osservarci mentre mangiamo, mentre abbracciamo, quando ridiamo.
Studiare se stessi è la ricerca continua di ciò che è vero per noi, istante per istante; è imparare ad essere nel momento presente, è accogliere senza identificazione ciò che è, è eliminare gli schemi, i preconcetti, i giudizi e lasciar emergere ciò che siamo veramente.
Sviluppare la consapevolezza di se stessi attraverso la pratica
L’osservazione e lo studio di se stessi però non è un dono che casca dal cielo piuttosto un continuo allenamento.
In questo processo la pratica degli asana e della meditazione è estremamente importante.
La prima permette di acquisire la conoscenza profonda del corpo, dei suoi problemi, di come funziona e di come reagisce.
La seconda invece permette di sviluppare la consapevolezza dei propri pensieri, dei propri schemi mentali, delle reazioni abituali e dei propri attaccamenti.
Però, senza una pratica intensa e costante, è difficile osservare se stessi e rivolgere lo sguardo internamente.
Pensa alla pratica come una sorta di allenamento quotidiano.
Più ti allenerai con costanza, più sarai in grado di applicare Svadhyaya nella tua vita e più avanti potrai andare nel tuo cammino.
Rimanere nel cammino
Sebbene conoscere e studiare se stessi e l’universo sia essenziale per la nostra realizzazione, a volte, nonostante la nostra conoscenza, perdiamo la strada.
Questo è dovuto all’influenza della nostra mente che ci fa pensare di essere sulla strada sbagliata o di stare facendo qualcosa di controproducente.
A volte siamo in grado di superare le resistenze della mente e nonostante le difficoltà proseguiamo il cammino, altre volte non siamo in grado perché magari non riusciamo a lasciare andare qualcosa che ci ostacola.
Nei momenti di difficoltà è importante restare in contatto con il proprio maestro e con i suoi insegnamenti; un bravo maestro ci indica la strada e ci mostra gli inganni della mente.
Potrebbe accadere che l’essere in difficoltà ci porti nuove ispirazioni e nuove motivazioni e ci faccia riprendere il cammino interrotto.
In genere quando pratichiamo Svadhyaya è più facile rimanere in cammino perché una maggior conoscenza ci consente di conoscere gli ostacoli e le difficoltà di quel cammino e non ci fa trovare impreparati e imprecisi.
La conoscenza sostiene e supporta il viaggio.
Un approccio indiretto allo studio del sé
In India, alcune persone vivono in famiglie che hanno come tradizione lo studio di una delle 64 forme di arte e scienze indiane.
Queste includono l’ayurveda, l’astrologia, la scultura, la danza, la musica, la poesia, il cucinare. Ciascuna di queste forme di conoscenza può condurre alla realizzazione.
I membri delle famiglie praticano una di queste arti in accordo con il loro lignaggio, proprio come forma di Svadhyaya.
Fare questa pratica porta armonia ed equilibrio alla mente e al corpo, e indirettamente supporta e sostiene lo studio del sé.
Attraverso la pratica costante è possibile comprendere la propria intima natura e procedere nel cammino per la realizzazione del sé.
Conclusioni
Ora che sai cosa significa Svadhyaya e perché questo principio è così importante ti invito ad applicarlo alla tua vita.
Senza uno studio costante di te stesso e senza lo sviluppo di una consapevolezza del tuo corpo e della tua mente è difficile proseguire nel viaggio spirituale perché continueresti a ripetere sempre gli stessi errori.
La conoscenza di te stesso invece ti mette di fronte alla scelta di decidere se continuare a ripetere gli stessi errori oppure andare avanti nel tuo viaggio spirituale.
Cerca perciò di praticare con più intensità questo Niyama non solo quando sei sopra al tappetino ma anche durante la vita quotidiana.
Per consapevolezza non si intende affatto essere informati o sapere qualcosa e non è un fenomeno esterno come molti pensano.
In psicologia, con il termine consapevolezza si intende la percezione e la reazione cognitiva di un animale al verificarsi di una certa condizione o di un evento.
E’ una condizione interiore, profonda e si intende l’essere totalmente presenti su quello che sta succedendo nel “qui ed ora” ed essere senza giudizio.
“Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: con intenzione, al momento presente ed in modo non giudicante.”
Può essere intesa come rimanere osservatori di noi stessi senza nessun giudizio, cosa che non è affatto facile.
Se ti metti ad osservare te stesso per quello che sei veramente, le tue sensazioni, le tue emozioni, il tuo respiro, il momento presente e lo fai senza il filtro del giudizio, puoi dire che sei pienamente consapevole.
A parole essere consapevoli sembra facile ma la realtà è ben diversa e questo te ne rendi conto immediatamente quando provi ad esserlo.
Ma una domanda sorge spontanea: perché bisogna sviluppare la consapevolezza?
Andiamo a scoprirlo…
Perché è importante essere più consapevoli
Ora che hai più chiaro cosa significa questo termine andiamo a vedere perché è così importante sviluppare una maggiore consapevolezza.
• Per conoscere meglio te stesso. Nella maggior parte dei casi i nostri comportamenti non sono delle azioni vere e proprie ma sono delle reazioni a qualcosa che si è scatenato dentro di noi. Questo succede perché quasi sempre siamo inconsapevoli di noi stessi.
• Per sconfiggere la sofferenza che nasce dall’ignoranza (avidya). Secondo lo yoga infatti una delle cause dello star male è la non visione, l’essere inconsapevoli, il non vedere quello che la realtà effettivamente è. Quando non si è consapevoli si finisce per reagire istintivamente con attaccamento o avversione a qualunque cosa e questo alimenta la ruota karmica piantando i semi delle azioni future (samskara) che porteranno ancora più sofferenza.
• Per prendere decisioni migliori: le nostre decisioni sono spesso prese con una benda agli occhi perché non siamo del tutto consapevoli né della loro causa né di quello che potrebbero portare. Sviluppando una maggiore consapevolezza invece ci togliamo questa benda dagli occhi e possiamo fare delle scelte sicuramente migliori perché più consapevoli.
• Per lasciare andare le cose non importanti nella tua vita: se non sei consapevole dei tuoi attaccamenti e delle tue avversioni sicuramente non puoi combattere i fantasmi della mente e lasciarli andare.
Vediamo ora come funziona…
Tutti i giorni ed in ogni momento siamo a contatto con la mente ma quanti di noi la conoscono veramente? Quante volte siano noi che la controlliamo?
Beh, direi quasi mai.
Quasi sempre è lei che controlla noi.
Questo è causato principalmente dalla sua natura di velocizzare tutti i processi mentali. Questo fatto visto dal punto di vista evolutivo è estremamente utile perché, se ci troviamo in pericolo, in un istante siamo in grado di mettere in atto un comportamento di difesa o di fuga.
Ma nella vita quotidiana raramente ci troviamo in una situazione di pericolo e questo vantaggio diventa uno svantaggio.
Così succede che ogni volta che arriva uno stimolo esterno o interno ci troviamo immediatamente a reagire come siamo abituati a fare e di solito siamo consapevoli solo della parte finale di questo processo.
Se però ci fermiamo a pensare bene, questo processo può essere suddiviso in:
Percezione: cioè suono, immagine, contatto, odore, sapore o anche un pensiero.
• Sensazione: inizialmente questa è neutra ma poi insorge il giudizio e solitamente viene ritenuta piacevole o spiacevole. Solitamente nel primo caso sorge il desiderio di continuare l’esperienza, invece nel secondo sorge l’avversione e si tende ad allontanarla.
• Reazione: infine si ha la reazione che è strettamente dipendente dal giudizio scaturito nel processo precedente.
E tutto questo avviene così velocemente che di solito ci accorgiamo solo della reazione finale.
Ma grazie alla consapevolezza possiamo vedere cosa succede anche nei processi scatenanti la reazione finale e non essere in balia delle reazioni istintive
LO YOGA E LA CALMA MENTALE
Prima di tutto per vedere tutti questi processi bisogna che la mente sia calma ed in questo lo yoga con tutti i suoi benefici ci da un aiuto enorme.
Finche la mente è agitata non saremo in grado di essere pienamente consapevoli ma compieremo continuamente azioni impulsive che daranno origini al samskara, i semi karmici che in futuro prima o poi germoglieranno e daranno origine a nuovi schemi mentali.
Per evitare questo è importante coltivare svadhyaya la consapevolezza di se
Patanjali negli yoga sutra definisce lo yoga come:
“Lo yoga è il controllo delle fluttuazioni mentali”
Le posizioni che facciamo durante le classi servono a rilassare il corpo e a eliminare eventuali squilibri ma questo si riflette sulla mente perché secondo lo yoga il corpo e la mente sono strettamente correlati.
Ecco perché alla fine della pratica dello yoga ci si sente particolarmente rilassati, perché la mente è più calma.
A questo punto dovremmo praticare la meditazione per aumentare la consapevolezza di noi stessi e più in generale della realtà.